"Ecco parliamo a proposito della lingua di Arbasino a riguardo, a partire magari da quello che lui scrive nell'Anonimo Lombardo. Il lavoro più giusto e più difficile che si possa fare oggi con la nostra lingua, scrive Arbasino nell'edizione del 1973, è proprio quello di reinventare sulla pagina anche con virgolette, corsivi, il miglior sound dell'italiano parlato, conservandogli quel certo agio naturale. Cos'era quel certo agio naturale? Michele Masneri". "Lui sosteneva che bisognasse assolutamente superare questo confine che c'è sempre stato nella lingua italiana, tra una lingua formale e forbita che è quella dei libri di scuola e la lingua che parliamo tutti i giorni, che è una delle lingue più divertenti, la lingua della commedia, anche della commedia all'italiana, invece la cultura alta ha sempre cercato una lingua aulica. Lui invece voleva scrivere e vivere questa lingua vera.".























