È uno dei processi più imponenti mai celebrati contro la criminalità organizzata, il più grande da quello dell' 86 a Palermo. 325 gli imputati, il boss Mancuso anzitutto, garante della pace tra le ndrine, ma anche l'intreccio tra criminalità organizzata, massoneria e politica. L'esercito di colletti bianchi, secondo l'accusa, al servizio dei clan. Avvocati, commercialisti, uomini d'affari, sindaci che hanno avuto un ruolo nel fare della ndrangheta il gruppo mafioso più potente del Paese. Oltre 900 i testimoni dell'accusa, 58 i collaboratori di giustizia, pronti a ricostruire la storia di uno dei clan più potenti della Calabria. - Serve questo processo tra le tante cose a capire lo stato dell'arte, a capire l'evoluzione di una mafia che spara sempre meno e ha sempre più contatti con i quadri della pubblica amministrazione, che trova sempre più facile penetrare in ceti sociali che decenni fa erano inimmaginabili. - Misure di sicurezza imponenti fuori e dentro l'aula bunker realizzata nell'area industriale di Lamezia Terme, provincia di Catanzaro, a pochi chilometri da Limbadi, feudo della cosca Mancuso, dove la notte del 19 dicembre 2019, era scattato il blitz dei Carabinieri. - È importante anche e soprattutto perché viene ad essere messa alla sbarra la cosiddetta zona grigia che è costituita da coloro che più che essere affiliatati, concorrono, secondo il codice penale, dall'esterno per rafforzare l'associazione stessa, e per incrinare ancor più le istituzioni.