Non è solo una rapina finita male l'ipotesi su cui lavorano i carabinieri impegnati nelle indagini sull'omicidio di Stefano Ansaldi, ginecologo 65enne di origini campane, ucciso a Milano nei pressi della stazione centrale. Potrebbe trattarsi di un omicidio scaturito da una lite con persone che conosceva, se non direttamente, ma comunque legati a qualche tipo di affare e con cui probabilmente aveva preso appuntamento a Milano. Intorno alle 18.00 l'uomo camminava all'angolo fra via Scarlatti e via Mauro Macchi, sotto l'impalcatura di un cantiere, quando è stato aggredito e ferito alla gola con un coltello da cucina, è rimasto a terra in una pozza di sangue, è morto prima dell'arrivo dei sanitari, allertati da alcuni passanti. Ad allontanare gli inquirenti dall'ipotesi della rapina sono diversi elementi. Il saluto prenatalizio alla sorella che vive a Milano e che era in procinto di partire per la Campania, prima delle restrizioni sugli spostamenti per covid. Gli effetti personali che la vittima aveva con sé, una 24 ore di cuoio chiaro, l' orologio, il portafogli e il comportamento dei presunti assassini, che dopo l'omicidio si sono cambiati gli abiti per confondere ulteriormente le ricerche degli investigatori. Elementi, questi, che allontanerebbero l'ipotesi di una rapina finita male.