Mediterranea: è da cinici lasciare persone in mare

07 lug 2019
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"Tutte le persone scese erano numerate, numerate! E poi ci dicono che non dobbiamo parlare di campi di concentramento. Ciascuno di loro aveva numero addosso, messo in un campo libico, perché vengono presi e spostati come merce. Un ragazzo era stato due anni in un campo libico e avevano ammazzato il fratello davanti ai suoi occhi perché non aveva più i soldi per pagare i suoi estortori. Dovevamo arrivare quando c'era già il relitto dell'altro naufragio? Quando già Fatima e Jasmine erano in fondo al mare? Ma come si può essere così cinici, così crudeli?". Al porto di Lampedusa parlano i rappresentanti della piattaforma italiana di associazioni umanitarie laiche e religiose mediterranea, con il comandante della Alex indagato per favoreggiamento e violazione del codice della navigazione e la nave sotto sequestro, la ONG presenta un esposto alla Procura di Agrigento sulle procedure seguite nei confronti del veliero e la prolungata permanenza a bordo, nonostante lo stato di necessità più volte invocato. È notte fonda, infatti, quando vengono fatti sbarcare i 41 naufraghi rimasti a bordo della Alex dopo l'evacuazione d'urgenza di 13 persone, tra cui donne e neonati. Erano stati salvati in acque internazionali, a poche miglia dal luogo in cui era stato avvistato il relitto di un gommone, ormai affondato e nessuna traccia dei migranti a bordo, e a poche ore dal naufragio al largo della Tunisia era costato oltre 80 vite. La decisione della Alex di entrare in porto, viene presa dal capo missione e dal comandante nel pomeriggio di sabato. Questa è la comunicazione via radio con la Guardia di Finanza: "Volevo informarvi che non siete autorizzati all'ingresso nelle acque territoriali". "Abbiamo una condizione di emergenza a bordo, la sicurezza di queste persone è responsabilità nostra". "Siamo nel giusto e abbiamo operato nel rispetto della legge" ribadisce il capomissione Erasmo Palazzotto, ricordando che tutte le inchieste a carico delle ONG si sono concluse finora con un nulla di fatto e che anche l'arresto della comandante della Sea Watch, Carola Rackete, non è stato convalidato. E mentre la Alan Kurdi della ONG tedesca Sea Eye far rotta verso Malta con i 61 profughi salvati due giorni fa, i numeri rivelano che gli sbarchi nei porti, di fatto vietati solo alle navi umanitarie, raddoppiano rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, oltre 500 nelle ultime due settimane, con un sensibile aumento degli arrivi spontanei, quelli su barche che non vengono intercettate se non quando sono ormai in porto e con i ripetuti soccorsi da parte delle motovedette italiane.

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