Messina Denaro, si indaga su fiancheggiatori

Il lavoro degli inquirenti e degli investigatori si concentra sulla ricostruzione della rete dei fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. Dal taccuino, sequestrato nella sua abitazione di Campobello di Mazara, ed in cui il capo mafia aveva segnato nomi e numeri di telefono, possono giungere informazioni fondamentali per comprendere con chi Il Padrino, che è riuscito a sfuggire alla cattura per oltre 30 anni, abbia avuto rapporti e frequentazioni. C'è da capire se queste persone sapessero chi fosse realmente e fossero, dunque, complici della sua latitanza. Una latitanza tutt'altro che nascosta, trascorsa, almeno nell'ultimo periodo, alla luce del sole. Il Boss frequentava ristoranti e bar e faceva la spesa come dimostrano tra l'altro alcune immagini in mano agli inquirenti. Intanto il Boss ha eseguito, nel carcere de L'Aquila dov'è detenuto dal giorno del suo arresto, il primo ciclo di chemioterapia. Nella struttura penitenziaria è stata allestita una sala ad hoc per le cure, troppo rischioso, infatti, spostare un Boss del suo calibro in una struttura sanitaria aperta al pubblico. Resta in carcere il suo autista, Giovanni Luppino, l'uomo fermato durante il blitz di lunedì scorso. Il GIP ha convalidato l'arresto sottolineando che lui non poteva non sapere chi fosse la persona che aveva accompagnato in clinica e aggiungendo, inoltre, che da sempre la figura dell'autista per un capo mafia è fondamentale. Forse è l'unica persona di cui potersi fidare ciecamente. A lui il Boss, pochi secondi prima dell'arresto, avrebbe detto è finita. Luppino, che secondo il GIP sarebbe custode di tanti segreti, al momento dell'arresto aveva addosso due telefoni cellulari che erano stati messi in modalità aereo e diversi pizzini con annotati anche lui nomi e numeri di telefono. Anche da questi gli inquirenti sperano di recuperare informazioni importanti per ricostruire la rete dei fiancheggiatori del Boss.