Un terzo covo in cui Matteo Messina Denaro potrebbe essersi nascosto è stato trovato dalla Polizia sempre a Campobello di Mazara. Si trova in via San Giovanni, anche questo poco distante dagli altri due. Nel secondo piccolo bunker, quello individuato mercoledì, gli investigatori intanto hanno recuperato un libro mastro, un taccuino nel quale il boss ha annotato nomi, numeri di telefono e soprattutto cifre, grosse somme di denaro probabilmente incassate, un tesoro di informazioni che potrebbe aiutare i magistrati della procura di Palermo a ricostruire la rete dei fiancheggiatori del Boss e non si tratterebbe soltanto di soldati ma anche di professionisti al suo servizio. Alcune carte sarebbero datate 2016. Adesso si cercherà di collegare quanto più possibile i nomi ai numeri, le cifre alle persone. Intanto il boss in carcere da lunedì sceglie il silenzio. La saletta per la videoconferenza del super carcere de l'Aquila rimane vuota. Matteo Messina Denaro diserta l'udienza del processo d'appello, che lo vede imputato come mandante delle stragi del 92 di Capaci e di via D'Amelio. Dopo l'arresto di lunedì per la prima volta in 30 anni l'ex latitante sarebbe dovuto comparire in un'aula di giustizia ma ha preferito rinunciare. "L'imputato Messina Denaro Matteo che è detenuto anche per questa causa è rinunciante." Matteo Messina Denaro era l'ultimo stragista ancora libero e l'unico custode in vita dei segreti di quella stagione sanguinosa. "E' sicuramente depositario di conoscenze sulla stagione stragista del 92-94, ancora oggi non sondate, non conosciute sulla base degli altri collaboratori perché il livello di conoscenze di Messina Denaro, per il rapporto assolutamente stretto con Riina, era probabilmente superiore a tutto quello che ci hanno raccontato i collaboratori fino ad oggi." Intanto Giovanni Luppino l'uomo fermato lunedì assieme al boss davanti alla clinica La Maddalena resta in carcere. Il gip ha convalidato l'arresto dopo l'interrogatorio durante il quale l'uomo ha risposto dicendo di aver accompagnato quello che secondo lui era il cognato di Andrea Bonafede. "Ha risposto alle domande sostenendo di non avere consapevolezza che la persona che accompagnava fosse Matteo Messina Denaro e che lo avrebbe accompagnato su sua richiesta ma solo per umana solidarietà, in quanto avendolo conosciuto in precedenza come Francesco, la mattina del 16 di gennaio si presentò a casa sua chiedendo cortesemente se poteva accompagnare presso la Clinica Maddalena a Palermo per effettuare un ciclo di chemioterapia." Il lavoro dei magistrati prosegue senza sosta. La caccia ai fiancheggiatori è ancora lunga.