Quel continuo movimento di mezzi pesanti, quel passaggio di pale meccaniche ed escavatori, in una zona vicina a un torrente e a ridosso di un eremo risalente al 1500, era risultato sospetto. Infatti trasportavano rifiuti speciali, materiali di risulta derivanti da attività edili e li sversavano in un'area privata senza alcuna autorizzazione. Una discarica a cielo aperto, completamente abusiva, scoperta dai finanzieri di Messina e dal reparto operativo aeronavale di Palermo. Su disposizione della Procura di Messina hanno sequestrato un'area di 12000 metri quadrati e denunciato una coppia ritenuta vicina ad ambienti mafiosi. Circostanza che spiega come mai, nonostante la montagna di rifiuti fosse così vicina alla città, non fosse mai stata segnalata. La paura di ritorsioni avrebbe spinto i cittadini a tacere. Dalle indagini è emerso come imprese edili impegnate in importanti opere di costruzione e ristrutturazione di centri commerciali, cliniche private, centri benessere, persino opere di riqualificazione del territorio, anche nel contesto dell'eliminazione delle baracche di Messina, scaricassero qui ogni sorta di materiale, laterizi, cemento, ceramiche, plastica, gesso, asfalto pneumatici, sanitari. La via più comoda per smaltire i rifiuti, ma, oltre che illegale, anche la più dannosa perché ha cambiato la morfologia di un’intera zona con la scomparsa di uno strato montuoso fino a 5 anni fa coperto da una fitta vegetazione e con gravi conseguenze per l’equilibrio idrogeologico. Qui un’eventuale alluvione, scrivono gli inquirenti, aumenterebbe la sua forza distruttiva proprio grazie alla presenza di discariche abusive come questa, realizzate a monte di antichi torrenti e provocherebbe fenomeni disastrosi. Il ricordo corre all'ottobre di dieci anni fa, quando un fiume di acqua e fango sommerse interi paesi a sud di Messina. Tra Giampilieri e Scaletta Zanclea i morti furono 37.