La luce in fondo al tunnel è ancora lontana, ammette Angela Merkel, parlando alla nazione nel giorno in cui in Germania chiudono bar, ristoranti, cinema, teatri e palestre. Misure previste per 30 giorni, anche se la cancelliera non esclude tempi più lunghi. Abbiamo quattro lunghi mesi invernali davanti, dice la Merkel, ma se tutto andrà bene a Natale saranno possibili piccole riunioni familiari. Intanto però mezza Europa è tornata alle restrizioni, a partire dal Belgio il Paese più colpito dell'unione, dove è rimasto solo un centinaio di posti liberi in terapia intensiva ed è corsa contro il tempo per ampliare la disponibilità di letti prima che si arrivi a saturazione. Il Paese è entrato in lockdown fino a metà dicembre, sulla scia delle decisioni prese in Francia, dove ora è polemica per il divieto A supermercati e grande distribuzione di vendere beni non di prima necessità come giocattoli o biancheria per evitare concorrenza ai piccoli negozi che devono rimanere chiusi. E questa settimana al via lockdown parziali anche in Austria, Portogallo e Grecia, mentre in Spagna nel week end la polizia ha interrotto decine di feste illegali, 81 solo nella capitale Madrid. Notevole lo sforzo della Slovacchia, che nell'ultimo fine settimana ha deciso di sottoporre a tampone antigenico l'intera popolazione, bambini esclusi, mettendo in campo 40mila persone tra medici, militari, volontari. Test gratuito e volontario ma chi non lo ha voluto fare dovrà ora mettersi in quarantena. Hanno risposto in 3 milioni e 600mila, i due terzi del Paese, e i positivi sono risultati poco più dell' 1%. In Svezia al contrario stop ai tamponi per almeno quattro giorni. I laboratori sono infatti completamente intasati e l'attesa per avere risultati è diventata troppo lunga.