"Una visita cardiologica m'hanno detto fra 4 mesi". "Io, per esempio, un cardiopatico 8 mesi". "Purtroppo si sta andando verso chi ha possibilità economiche si può curare gli altri no". "Ho trovato una prenotazione nel 2025". Liste d'attese infinite, oltre 30 mila medici e 65 mila infermieri che mancano all'appello e posti letto negli ospedali più che dimezzati negli ultimi 40 anni. Rischia di sparire sotto il peso di questi numeri la sanità pubblica e l'allarme lanciato dalla piazza di Milano durante la manifestazione "Sani come un pesce?" alla quale hanno aderito 58 tra associazioni, organizzazioni e partiti di opposizione. Ci sono medici, infermieri, ricercatori e tanti cittadini a protestare davanti al Duomo per chiedere di salvare la sanità pubblica e di recuperare lo spirito della legge 833 del '78 quella che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale. "Noi rischiamo di svegliarci una mattina e di non trovare più il Servizio Sanitario Nazionale e Regionale. La nostra salute è diventata occasione di profitto per il privato. Noi chiediamo, per esempio, una cosa banalissima: quando una struttura privata si accredita e quindi lavora con il Servizio Sanitario Nazionale i tempi di attesa devono essere esattamente gli stessi". Organizzata nell'ambito della giornata Europea contro la commercializzazione della salute che si terrà il 7 Aprile chi manifesta chiede si torni a investire sulla prevenzione, sulla medicina del territorio dimenticata dopo il Covid, sottolineano, altrimenti il rischio all'orizzonte, dicono, è solo uno. "Finirà come succede negli Stati Uniti. Chi ha le assicurazioni si cura, chi non le ha finisce nel servizio MedicAir che è insufficiente, non è in grado di gestire tutte le patologie e gli ospedali garantiranno solamente le cose più importanti e l'emergenza. Tutto il resto sparirà". Poi c'è la questione di ridare dignità alla professione medica. "Serve anche pagare i medici meglio, nella media Europea. Allora, in quel caso, forse le strutture funzionerebbero di più e meglio".