Dopo tre giorni in balia del mare, finisce così l’odissea della Golfo Azzurro, la nave della ONG spagnola Proactiva Opens Arms, finalmente al sicuro, nel porto di Pozzallo, autorizzata ad entrare nelle acque italiane e poi a dirigersi verso la Sicilia per questioni di sicurezza. Un’avaria al motore dichiarata dall’equipaggio: questo il motivo che ha messo fine al braccio di ferro, in atto ormai da giorni, fra Italia e Malta. A confermarlo, la stessa Guardia costiera italiana. È il 6 agosto quando la nave interviene per soccorrere tre persone, forse dei libici, che si trovano a bordo di una barca, in un’operazione coordinata dal centro operativo di Roma. Secondo quanto raccontato dall’ONG, il salvataggio avviene a cento metri dalla Libia, anche se la stessa Guardia costiera libica spara dei colpi di avvertimento, perché, sottolinea, la Golfo Azzurro non obbedisce all’ordine di uscire dalle acque territoriali: “ne eravamo fuori”, replica la Proactiva Opens Arms, che chiede all’Italia di poter sbarcare a Lampedusa. Autorizzazione negata, perché l’intervento sarebbe sì avvenuto in acque internazionali, ma di competenza di Malta, per quanto riguarda l’attività di ricerca e soccorso. E pure Malta, a sua volta, vieta alla nave di entrare nelle proprie acque. Risultato: uno stop di oltre 40 ore, durante il quale la Golfo Azzurro fa la spola tra acque territoriali maltesi e italiane. Uno stallo che nulla ha a che vedere con il nuovo codice di condotta del Viminale, firmato proprio ieri dall’ONG spagnola, che prevede, tra l’altro, che ogni nave debba sbarcare subito le persone soccorse. Tutto bloccato, con il comandante che racconta: “Roma e Malta si rimbalzano la palla, e noi siamo prigionieri da tre giorni”.