Il mare, di nuovo calmo dopo tre giorni di raffiche di vento e onde alte, torna ad essere attraversato da pescherecci e gommoni carichi di persone che tentano di raggiungere l'Europa lungo la rotta migratoria più pericolosa al mondo: Il Mediterraneo centrale, un cimitero di senza nome dove spesso le barche affondano senza che se ne abbia notizia o se ne trovino i resti. L'ultimo SOS raccolto da Alarm Phone segnalava una barca con 70 persone partita da Sabrata e affondata all'alba. Sopravvissuti al naufragio e corpi senza vita sono stati recuperati da due navi di organizzazioni non governative. Open Arms ha a bordo 400 migranti salvati in diverse operazioni, da questo peschereccio con il motore in avaria, da questa piattaforma petrolifera. Tra loro anche il corpo di un ventenne eritreo, si chiamava Wegihu. È stato colpito a morte al momento dell'imbarco dal trafficante libico che poi ha costretto gli altri a portare a bordo il cadavere. Violenze inaudite e quotidiane quelle che profughi e migranti raccontano di aver subito nella Libia, senza diritti né legge, eppure ancora per molti unica speranza di fuga. Sono passate da qui anche le 34 famiglie di profughi siriani, palestinesi, libanesi, soccorsi dalla nave Humanity. Anche qui a bordo ci sono 400 persone, tra loro 55 bambini, alcuni neonati e un cadavere. Dopo quasi due settimane in mare e richiesta di un porto, ha avuto assegnato quello di Taranto. Le condizioni erano sempre più critiche ripeteva da giorni l'equipaggio, erano state necessarie una ventina di evacuazioni d'urgenza con bambini che avevano la febbre a 40 e casi gravi che non era possibile curare su una nave.























