Dalla Libia della guerra, dei lager, delle torture si continua a fuggire e a tentare di raggiungere la salvezza in Europa. In 55 vengono avvistati in acque internazionali, dalla Ong Open Arms e salvati dalle motovedette italiane. Undici di loro vengono portati a Lampedusa. Sette donne, alcune incinte, che non riescono neanche a reggersi in piedi e quattro neonati. Che sia a bordo di motovedette militari o su piccole imbarcazioni sono ormai quotidiani gli sbarchi nei porti italiani, blindati di fatto solo per le organizzazioni umanitarie. Difficile spiegare i tanti turisti presenti sull'isola perché, dunque, per avere sbarcato i 40 salvati il 12 Giugno la Sea Watch è sotto sequestro e il comandante in arresto. Questo è l'ultimo video diffuso dalla cabina di comando della Sea Watch, è quello con cui la comandante annuncia l'intenzione di entrare in porto nonostante il divieto, ricevuto alle ripetute richieste di autorizzazione dello sbarco con equipaggio naufraghi allo stremo, dopo 17 giorni in mare. Due giorni dopo dalla casa, in una località riservata di Lampedusa, in cui sta scontando i domiciliari in attesa di volare ad Agrigento, davanti al gip, che dovrà pronunciarsi sulla convalida dell'arresto, Carola Rakete affida ai suoi legali, le parole che ora non può più pronunciare pubblicamente. Si scusa per quella azzardata manovra di attracco al molo che le è costata l'accusa di resistenza a nave da guerra. Lei mi ha raccontato insomma la sua rappresentazione dell'episodio, come lei ha vissuto questo episodio. Io posso ribadire che in alcun modo c'è stata la volontà da parte della comandante di arrecare danno a qualcuno. Si parla di speronamento. Non c'è stata nessuna volontà di speronare la nave della guardia di finanza, ma semplicemente la volontà di portare in porto la nave e quindi portare a terra i migranti. Sull'operato della giovane comandante tedesca il Paese si divide. Quella parte di società civile che decide di stare con l'associazione umanitaria si mobilita in suo favore, sottolineandone il coraggio per aver portato a termine una missione che ha violato la legge, ma ha permesso di salvare le vite di 53 donne e neonati, bambini, minori soli e giovani uomini, evitando che fossero riportati nei lager della Libia e riconsegnate alle torture che già hanno subito. La vera violenza è che non sia stato fatto nulla, per impedire che le persone sul molo che insultavano Carola e i naufraghi a bordo venissero allontanate. Carola ha fatto il proprio dovere, il suo è un atto di responsabilità, che purtroppo non doveva avvenire in questa modalità, ma non c'è stata scelta. Nessuno l'ha aiutata e si è dovuta aiutare da sola, nonostante non si sentisse di farlo. Ha infatti chiesto scusa alla guardia di finanza. Dopo i 300.000 euro raccolti grazie alle donazioni di migliaia di cittadini eventi e sit-in sono stati organizzati in varie città d'Italia come a Palermo, dove il 2 Luglio si riuniranno il Forum Antirazzista con sindacati, cittadini, associazioni laiche e religiose.