I primi a lasciare la nave sono come sempre i soggetti vulnerabili e sulla Ocean Viking ce ne sono molti. Due sono disabili, questo ragazzo paralizzato dalle gambe in giù è riuscito a portare con se la sua sedia a rotelle. Poi i nuclei familiari con i bambini più piccoli, intrattenuti dagli operatori della SOS Mediterranee durante la navigazione nelle fasi successive al soccorso. Poi tocca alle donne incinte. Molte sono state violentate nelle carceri libiche in cui sono rimaste per mesi fino al momento in cui sono riuscite a trovare il denaro per pagare i trafficanti e fuggire lungo la rotta migratoria più pericolosa al mondo. Poi è il turno dei feriti, sono molti quelli che portano sul corpo i segni delle torture subite. Infine i minori, 183 sono partiti da soli, gli altri gli uomini adulti senza problemi fisici restano ancora per qualche ora sul ponte della nave dove alcuni si trovano ormai da 10 giorni, dal momento in cui sono stati salvati in una settimana di fuoco con sei diverse operazioni di soccorso che hanno riguardato un totale di 572 persone. In 368 erano su questo peschereccio che stava per ribaltarsi nella notte di domenica. Ci sono volute cinque ore per portarli tutti a bordo. In questa difficile settimana in attesa che venisse assegnato un porto di sbarco, con la paura di essere riportati nell'inferno libico, sulla Ocean Viking non sono mancati momenti di tensione. Mercoledì un ragazzo si era gettato in mare, salvato per la seconda volta e rassicurato che non sarebbe tornato in Libia ma sarebbe arrivato in Europa.