Quando il mare così calmo è attraversato di continuo da barche e gommoni carichi di persone che fuggono dalla Libia e dalla Tunisia; un peschereccio stracolmo di profughi e migranti è stato soccorso al largo delle coste calabresi da mezzi della Capitaneria di Porto che hanno portato a terra a Messina quasi 200 persone e tra loro 5 corpi senza vita. Nel Mediterraneo centrale dove da anni non esistono missioni coordinate di ricerca e soccorso, ci sono soltanto alcune navi umanitarie a raccogliere i ripetuti SOS che Malta non ascolta più. La Sea Watch 3 è intervenuta in aiuto di diverse imbarcazioni stracolme di profughi salvando quasi 500 persone, donne incinte, bambini molto piccoli, uomini ustionati, se non fossimo stati presenti si chiede la ONG in un tweet quale sarebbe stata la loro sorte. In questo tratto di mare, tra l'Africa e l'Italia, la rotta migratoria più letale al mondo il numero delle vittime, quelle di cui si è avuta notizia, dall'inizio dell'anno sfiora quota 1000. Le barche che riescono a completare la traversata senza fare naufragio e senza fermarsi, con i motori in avaria, approdano sul lembo di terra più a sud d'Europa: Lampedusa più vicino alla Tunisia che alla Sicilia. Nelle ultime 24 ore ne sono arrivate senza sosta alcune approdate direttamente al molo; altre soccorse, a poche miglia dall'isola, dalle motovedette italiane. E l'hot spot, un paio di settimane fa al centro delle polemiche per la sporcizia, il degrado e le condizioni invivibili è di nuovo pieno. Più di 1200 migranti per una capienza che non supera i 300 posti.























