I primi 300 migranti hanno lasciato l'isola sui pattugliatori della Guardia di finanza e della Guardia costiera, mentre altre navi quarantena sono stati inviate dal Viminale. Obiettivo: trasferire nel più breve tempo possibile le 1500 persone che per giorni hanno dormito in un sovraffollato hotspot e alla Casa della fraternità, gestita dalla parrocchia. Tra loro anche le 32 donne e i 13 bambini, soggetti più vulnerabili di quel gruppo di naufraghi salvati dalla Louise Michel, la nave impegnata in missioni umanitarie di ricerca e soccorso, voluta e finanziata dall'artista e attivista Bansky, poi portati a Lampedusa dalla Guardia costiera, mentre altri 152 venivano trasbordati sulla Sea Watch 4, che tuttora è in mare in attesa di un porto, con un totale di 353 profughi soccorsi. Il mare mosso ora concede una tregua, dopo i 30 barchini arrivati la scorsa settimana e il peschereccio carico di 370 persone sbarcato nella notte tra sabato e domenica. Ma altre barche presto partiranno piene di persone in fuga dai campi lager della Libia, ma anche dalla povertà di un Paese sempre più instabile e in crisi come la Tunisia. Il problema è del Governo italiano e non può essere lasciata tutta la responsabilità nei confronti di un’isola e poi di un Sindaco praticamente che deve fronteggiare anche cose che non sono di propria pertinenza. E mentre a Lampedusa si discuteva delle nuove forme di protesta da attuare per attirare l'attenzione sulla gestione del fenomeno migratorio, da Palazzo Chigi la telefonata tanto attesa, con la convocazione del Sindaco a un vertice al quale parteciperà anche il Presidente della Regione. La nostra ferma posizione comincia a dare i primi frutti.