Barche fatiscenti che non arriveranno lontano, gommoni che si sgonfiano sotto il peso delle persone, spesso affondano senza che nessuno se ne accorga perché, nel Mediterraneo centrale, non ci sono missioni coordinate di soccorso. La Sea Watch è stata testimone di questo naufragio tra Libia e Sicilia arrivato dopo una richiesta di SOS, la quinta in 24 ore, quando decine di persone erano già in acqua. Riuscendo a salvare molti ma non tutti, con un numero ancora imprecisato di vittime. Dio vi benedica urla questo ragazzo ai suoi soccorritori, senza il loro arrivo sarebbe morto anche lui. Altre due barche sono affondate davanti alla Tunisia, tra venerdì e sabato, recuperati solo pochi corpi tra questi sei donne e sei bambini senza vita. A Lampedusa intanto sono arrivate una quindicina di barche, alcune avvistate al largo e scortate in porto dalle motovedette, altre approdate autonomamente sull'isola; più di 800 persone sopravvissute alle violenze in Libia, torture sugli uomini e stupri sulle donne, ed è questo il motivo per cui molte arrivano in stato di gravidanza. Quando Europa e Italia pensano a misure di solidarietà internazionale si ricordino di guardare a quello che avviene a Sud, nel cuore del Mediterraneo, dice il Sindaco di Lampedusa, Totò Martello, ringraziando che si impegna nelle operazioni di soccorso e di accoglienza a terra, come a mare. Intanto ad Augusta sono sbarcati 113 salvati dalla Geo Barents di Medici Senza Frontiere, erano in mare in attesa di un porto da 11 giorni; a Palermo invece il Sindaco ha salutato l'equipaggio della Sea Eye 4; a cui, a giugno, aveva conferito la cittadinanza. Ha voluto ringraziarli per aver salvato migliaia di vite umane, ha detto Leoluca Orlando nonostante gli egoismi e le indifferenze degli Stati.























