Le Olimpiadi, la svolta green, la pandemia da tenere sotto controllo ma anche proiezione internazionale, vivibilità, sicurezza, periferie, connettività, pari opportunità. É un lungo elenco quello delle sfide di Milano per i prossimi anni, che sarà il lavoro del futuro sindaco eletto il prossimo autunno. Superata, è la speranza di tutti, la fase critica della pandemia, tornano alla ribalta temi come quello della produttività del lavoro, dei giovani, dell'europeismo, della crescita, della necessità di nuove politiche energetiche sostenibili, nonché l'investimento di risorse, magari provenienti da debito buono e in grado di generare futura ricchezza. Temi che a Milano sono da sempre e storicamente di casa. Certamente una città più verde, ripetono i candidati, una città capace di nuove sfide per i cambiamenti climatici, lo sviluppo della Green economy e il ruolo dell'economia circolare. Una città capace non solo di creare nuovi spazi verdi ma anche più mobilità sostenibile. L'Europa ci chiede, entro il 2035, una svolta totalmente green con lo stop delle auto a benzina e diesel, quindi nuove piste ciclabili, nuovi mezzi pubblici elettrici, nuovi percorsi dedicati alla mobilità scolastica che limiti l'esposizione dei più piccoli agli agenti inquinanti. Il tema della sicurezza è un tema che secondo alcuni è conseguenza della globalizzazione delle politiche di integrazione, alla prossima Amministrazione comunale toccherà poi decidere il destino di un simbolo di Milano, lo Stadio di San Siro e per restare in tema di sport la sfida delle sfide: le Olimpiadi del 2026. Bisognerà creare una città pronta ad ospitarle, con infrastrutture adeguate e mezzi di trasporto efficienti e collegamenti altrettanto funzionali. Su Milano, più che altrove, ci sono gli occhi puntati, non solo quelli dei milanesi ma anche degli italiani e di tutta l'Europa.