"Buongiorno", "Buongiorno" Elisa condivide la sua casa a Milano con suo marito, sua figlia e una mamma ucraina fuggita da Kharkiv assieme alla sua bambina, Olesya di 7 anni, quando andiamo a trovarle ci sono anche altri parenti, la nonna di Olesya una zia e un'amica ospiti in un altro appartamento poco distante. Sono tutti qui, dal 19 marzo, Anya lavorava come sarta in un negozio di abbigliamento prima della guerra. Questa è la scuola di Olesya, è stata distrutta dai bombardamenti ci sono solo macerie. L'appartamento dove vivevano ha le finestre con i vetri rotti, nessuno abita più qui da quando i russi hanno attaccato l'Ucraina. E adesso qui in Italia l'inserimento di Olesya a scuola è complicato. L'iscrizione è stata difficile per via della troppa burocrazia, del poco aiuto ricevuto e perché tutt'ora Olesya non ha un mediatore culturale che possa tradurle le lezioni. "A fronte di un accoglienza incredibilmente bella da parte delle maestre e dal Corpo Docente dal punto di vista burocratico-amministrativo, Insomma non erano, non sono preparati e quindi voglio dire la modulistica tutta in lingua italiana, il tema della mediatrice purtroppo oggi non è ancora risolta, nel senso che la bambina purtroppo non ha la possibilità di avere un'assistenza.","E' la parte legata alla burocrazia, l'amministrazione, alle spese è stata tutta sulle nostre spalle." "Tutta la parte di accoglienza è ovviamente a carico delle famiglie che accolgono dalla parte delle Istituzioni c'è zero; però tanto c'è poco da parte istituzionale quanto c'è, invece abbiamo riscontrato, tanto da parte di vicini, amici, privati, Parrocchie. "Pensa che questa guerra finirà presto?".