Sono vuote sull'asfalto con i cartelli: "se apriamo, falliamo" ed un hashtag che annuncia le loro intenzioni. I ristoratori di Milano che hanno portato le loro sedie all'Arco della Pace, non tireranno su le serrande il primo giugno prossimo. Per loro, ci spiegano, una fase due così come è stata pensata non è praticabile. Hanno pagato affitti e bollette per due mesi e ora dovrebbero fare un ulteriore investimento. Chiediamo degli aiuti per ripartire, per non dover licenziare, per non dover tenere i dipendenti in cassa integrazione. La cassa integrazione sta iniziando ad arrivare oggi per il mese di marzo con importi sui 500, 600 euro per stipendi intorno ai 1200, 1300. Siamo senza un euro sui conti correnti della società. I dipendenti ci chiedono soldi. Io per qualcuno ho anticipato dei soldi, ma miei personali. Siamo alla deriva. Siamo al disastro. È una cosa incredibile. Non si può andare avanti. Lo stato dice che ci dà dei soldi, ma noi abbiamo bisogno di soldi a fondo perduto per riaprire per poi poter pagare le tasse. L'iniziativa estemporanea è stata multata per assembramento: 400 euro a testa per ogni singola persona presente. Nonostante non si arriva a niente, ci arrivano anche i messaggi di sospensione delle forniture, avendo i ristoranti chiusi. Ma se tu mi obbliga a chiudere, mi devi anche mantenere. Con una lastra di plexiglas è impossibile, è diventato come le mascherine. Io ho un preventivo di un'azienda che mi ha fatto delle lastre a un prezzo di 75 euro cadauna, dopo una settimana mi è stato risposto che non c'era disponibilità. Mi sono rivolto ad un altro, lo stesso materiale, la stessa misura, 210 euro cadauna. Con queste limitazioni forse sarebbe... cioè conviene di più star chiusi che non aprire. Quindi abbiamo deciso di rimanere chiusi. Riaprirete il primo giugno? Non lo sappiamo, ma a queste condizioni non credo, non è proprio pensabile.