Si sono auto tassati e hanno comprato i tamponi rapidi per creare una bolla di negativi come nelle RSA e potere entrare a scuola in sicurezza. Così una quarantina di studenti ha dato il via all'occupazione dell'istituto Severi Correnti di Milano per dimostrare che a scuola si può e si deve tornare in presenza, invitando anche la regione Lombardia ad attivare il sistema di test rapidi antigeni e un sistema di controllo sanitario adeguato alla didattica in presenza e attivare un piano di trasporto e controlli che garantisca distanziamento ed escluda assembramenti. La didattica a distanza non può essere considerata un modello di educazione, perché appunto taglia tantissimi studenti che in questo periodo stanno anche abbandonando la scuola. Tornare a scuola, dunque, in sicurezza si può e si deve fare da subito, questo è il messaggio degli studenti delle scuole secondarie milanesi, che aderiscono alla protesta contro la didattica a distanza al cento per cento, dettata dall'ordinanza del Pirellone, sino al 24 gennaio, ma a Cassata dal Tar della Lombardia, riconquistata, dunque, la potenzialità delle lezioni in presenza che dovrebbero partire da lunedì 18. Il ritorno tra i banchi sembra nuovamente a rischio dall'incombere della trasformazione della regione Lombardia in zona rossa, gli studenti chiedono di attuare, anche se in zona rossa, una didattica in presenza al minimo al 50 %, sino al 75 come previsto dal nuovo Dpcm. I test rapidi antigenici che sono quelli che chiediamo da mesi, che siano messi in campo per la scuola, perché sarebbe una buona pratica da dare ai nostri ragazzi e spiegare che salute e istruzione devono camminare insieme e che la medicina scolastica è indispensabile, per qualsiasi ragionamento, rientro 50, al 75, ripristinare la medicina scolastica come c'era nei nostri anni, perché loro impareranno che i diritti non vanno in conflitto, ma camminano insieme, istruzione e cura.