Si teneva, ma non si vedeva subito che fosse ferito. So che dice “mi ha fatto male”. Va beh, mi ha fatto male può essere tante cose. Ha visto invece l'uomo che ha sparato? Sì, certo. Non l'abbiamo visto sparare, l'abbiamo visto dopo. Lui camminava con una pistola in mano e in effetti poi mio marito ha chiamato la polizia. Anche lui ha detto “guardate, c’è una persona armata per strada”. Gli è andato dietro, però con l'arma in mano, ma non puntata. Dunque l'aveva già ferito evidentemente? Sì, sì, il ragazzino era già ferito. Deve essere stato davanti alla casa proprio che è successo che quello… o forse anche in casa. Abbiamo sentito un unico sparo. Stavo lavorando, ho sentito lo sparo, mi sono affacciata. Immagino anche la paura. Mah! Sì. Ormai la gente non realizza più cos’è fiction e cos’è realtà. Sono ancora increduli i vicini di casa per quanto accaduto ieri sera tra le dieci e le undici, quando Angelo Di Matteo, guardia giurata di 45 anni, ha sparato al figlio tredicenne della compagna, una donna di origini albanesi. Lo ha ferito al braccio mentre erano ancora in casa, poi il ragazzo è fuggito e lui lo ha inseguito per diverse centinaia di metri su via Marco Aurelio nella zona di via Padova, periferia nord est di Milano dove la famiglia vive. Non è ancora chiaro se il ragazzo è stato ferito per aver difeso la madre, quello che è certo è che ora l'uomo è accusato di duplice tentato omicidio, anche nei riguardi della donna e minaccia aggravata nei confronti dei Carabinieri. Dopo l'inseguimento, infatti, ha brandito la pistola contro i militari dell'Arma. Si trova da ieri nel carcere di San Vittore. 60 i giorni di prognosi per il tredicenne che non è in pericolo di vita.