Una ragnatela ordita dalla National Security egiziana stretta attorno a Giulio Regeni fin da ottobre, 4 mesi cioè prima della sua morte. L’intelligence si è servita delle persone più vicine a lui, quelle di cui lui più si fidava, il suo coinquilino avvocato, l'amica Noura Wahby che lo aiutava nelle traduzioni e il capo del sindacato indipendente dei venditori ambulanti che Giulio aveva contattato per la sua attività di ricerca. Il PM Sergio Colaiocco nel corso dell'audizione in Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del ricercatore italiano, sequestrato, torturato e assassinato in territorio estero, ricostruisce quello che è accaduto più di 4 anni fa, ormai. Noi abbiamo nel corso delle indagini individuato dei soggetti che secondo il nostro ordinamento processuale sono gravati da indizi di reato, cioè possono essere considerati indiziati e per questo sono stati iscritti nel registro degli indagati della Procura della Repubblica per i reati di sequestro, tortura. Sono 5 gli uomini della National Security egiziana. Secondo le indagini, l'amica Noura in particolare passava informazioni sulle attività e gli spostamenti di Regeni a un operatore turistico, il quale a sua volta riferiva tutto all'intelligence. Partono da qui i lavori della Commissione d'inchiesta parlamentare. Non penso che faremo sconti a nessuno. Per noi è importantissimo ricostruire il quadro, il contesto e il quadro in cui è avvenuta la morte di Giulio Regeni e sarà nostra cura andare fino in fondo in questa vicenda. I genitori di Giulio ringraziano la Procura per tutto quello che è stato fatto, in particolare nella lotta ai depistaggi, 4, quelli messi in atto per nascondere la verità.