Ribadisce che non c'è mai stato alcun elemento dissonante rispetto all'ipotesi di suicidio. Ricostruisce i fatti, a partire da quel 6 marzo 2013, e si difende da aggressioni diffamanti e nefandezze come definisce. A 9 anni dalla morte di David Rossi, l'ex capo della comunicazione di MPS, deceduto dopo essere precipitato dalla finestra del suo ufficio è Nicola Marini, all'epoca dei fatti tra i PM che indagarono sulla sua morte, a dare la propria versione dei fatti nel corso dell'audizione davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Rossi. Chiarisce dubbi, il magistrato oggi il Procuratore della Repubblica facente funzioni presso il Tribunale di Siena, da quella telefonata arrivata la sera della morte di Rossi sul cellulare del manager, era la Santanchè ce ne accorgemmo tutti ma nessuno rispose, spiega a quei bigliettini di addio, trovati accartocciati nel cestino del suo ufficio, e poi messi sul tavolo e letti dagli inquirenti. Il Procuratore però fa anche una rivelazione, un elemento scoperto nel 2019 dalla Polizia Postale di Genova, durante ulteriori approfondimenti e di cui lui stesso, ammette, non era a conoscenza. "Analizzando gli URL questo si scopre che nell'ultimo periodo vengono trovati 35 file nel computer del Davide Rossi relativi alla parola suicidi." Proprio il 6 marzo, sulla base dei dati citati, Rossi aveva letto un articolo da cui emergeva che 8 suicidi al mese avvengono per ragioni economiche e sulle preoccupazioni economiche, sulla disperazione assoluta in cui viveva in quei giorni, oltre alla paura di non essere stato compreso dei PM che indagano sul crac della banca, insiste Marini nel corso della lunga audizione in cui chiarisce se ci fosse stato un solo elemento concreto al quale agganciare un'ipotesi da investigare diversa da quella del suicidio lo avremmo fatto.























