"Fatti di straordinaria gravità da comportare, in caso di condanna, elevatissime sanzioni detentive". Si legge anche questo nelle quattro pagine del decreto di fermo che costituisce l'atto di accusa a carico dei tre arrestati per l'incidente del Mottarone. Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini. Rispettivamente amministratore unico, direttore di esercizio e caposervizio della funivia. Quest'ultimo, in particolare, ha ammesso di avere deliberatamente e ripetutamente inserito i dispositivi blocca freni, i cosiddetti forchettoni, disattivando il sistema di emergenza. Cosa di cui erano stati ripetutamente informati i suoi superiori. Il tutto per evitare, si legge sempre nel decreto, ripercussioni di carattere economico. Sabato mattina si terrà l'udienza di convalida dei fermi. Nell'attesa, l'inchiesta va avanti. Il lavoro del perito Giorgio Chiandussi, docente del Politecnico di Torino, che ha ricevuto l'incarico dalla procura, potrà presto aggiungere altri elementi. Arrivato a Stresa, è salito sul Mottarone, per raggiungere quel che resto della cabina, momentaneamente sfogliata dal telo che la copre da alcuni giorni. Una perizia che contribuirà a trovare risposte, soprattutto in merito a due questioni fondamentali. "Il primo è la ricostruzione della dinamica esatta dell'incidente e la seconda poi che ci potrà aiutare a capire la causa scatenante della rottura del cavo". Un sopralluogo per acquisire nuovi elementi ed effettuare un primo esame visivo sul cavo traente spezzato. Un altro piccolo passo per accertare la verità.