Il signor Paolo dice subito: "io sono preoccupato per l'incolumità di mio figlio. Iniziamo a scriverlo negli atti. Sono preoccupato per l'integrità di mio figlio. Può arrivare a uccidere il bambino perché ho visto quello che capitava a casa". I servizi sociali preannunciano alla signora che il bambino potrebbe essere collocato dal papà. In quel frangente l'11/07/2018, la signora esternalizza, verbalizza: "se Giovanni va con papà, io a questo non acconsentirò mai, piuttosto va a una famiglia esterna. O Giovanni rimane con me, oppure io sono disposta ad uccidere il bambino, ad uccidere me buttandomi a mare e ad uccidere anche Paolo". Succede che il bambino nel tornare a casa accompagnato dalla mamma sta per attraversare la strada per raggiungere la casa e viene attinto al collo della mamma che tenta di strangolarlo. Lui racconta questo fatto al padre. Facciamo una prima istanza al giudice e questa istanza rimane un po', un po' così, perché c'è la difficoltà di capire quanto sia riferito l'agito della mamma riferito dal bambino. Io non riesco a giustificarlo. Tu metti in discussione il tuo lavoro, metti in discussione l'intero sistema nel quale lavori, nel quale si è inserito. Secondo me certi segnali non sono stati colti. .























