334 arresti, 416 indagati: è la maxi operazione più grande dopo il maxi processo di Palermo, ha detto il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, contro 14 locali di ndrangheta della provincia di Vibo Valentia, tutti afferenti alla potente cosca di Limbadi dei Mancuso. Un blitz che doveva scattare all'alba del 20 dicembre e che, invece, è stato anticipato con una descrizione drammatica che fa il procuratore perché i boss sapevano del blitz e sapevano anche la data, per cui hanno dovuto spostare 2500 uomini da tutta Italia per arrivare al blitz del 19 dicembre. “Allora bisognava essere folli, bisognava in quel momento avere una decisione folle, una follia. Bisogna anticipare! Silenzio di tomba, non si respirava più in quella stanza, ieri sera, qua sopra. Bisogna anticipare, bisogna anticipare! “Non è possibile!” “No, è possibile!” “No, non è possibile!” E' arrivata gente da tutte le parti, carabinieri da tutte le parti. Si chiamava Mancuso Luigi, che tornava da Milano e noi sapevamo che non l'avremmo più visto! Bene, questi uomini incappucciati dei Gis, reparto speciale, reparto di elitè, sono saliti sul treno e hanno viaggiato assieme a loro. Hanno viaggiato per tutto il tempo, non se ne sono accorti. Lamezia, la discesa successiva sarebbe stato Rosarno, quindi fermato a Lamezia, non se n'è neanche accorto, è stato preso, non si è reso conto di quello che stava succedendo.” Una cosca potentissima, quella dei Mancuso, che aveva legami con diversi massoni deviati e che poteva avere accesso anche alle banche dati delle forze dell'ordine. Una cosca potente anche dal punto di vista economico. Così la descrive il generale del Ros, Angelosanto: “E' capeggiata da Mancuso Luigi, dotata di una elevata capacità militare di controllo del territorio, di consistenti ricchezze e liquidità che le conferiscono una capacità corruttiva e collusiva che l'ha portata a intessere rapporti con la Pubblica amministrazione, con le professioni e con le imprese.”.