Quando Saman lascia la comunità protetta e torna a casa, i Servizi Sociali e i Carabinieri, la contattano più volte, le offrono un'altra sistemazione. Accade anche il 21 aprile, ma la giovane pakistana rifiuta, si sente libera, ha compiuto 18 anni e come le sue coetanee italiane, immagina un futuro con il suo fidanzato. Nove giorni dopo, questa videocamera di sicurezza, la riprendi per l'ultima volta. È sera, esce di casa con i genitori. Indossa abiti tradizionali pakistani. Sulle spalle, uno zainetto chiaro. I tre si incamminano su questo stradello. Passano dieci minuti, il padre la madre tornano indietro, lei Saman, non c'è. Poco dopo la porta di casa si riapre, la videocamera inquadra il padre, è da solo questa volta. Fa lo stesso percorso, più velocemente e quando rientra a casa, ha con se lo zaino della figlia. Saman è già morta. È la convinzione di chi Indaga, per questo sarebbe stata sepolta non lontano, qui tra le serre di cocomeri. Consegnata ai due cugini e allo zio, proprio lui l'avrebbe uccisa. "Io Assisto lo zio, non ho avuto contatti, con nessuno. Sono Difensore d'Ufficio, non ho visto alcuna prova". Saman, punita dai genitori, per il suo rifiuto a un matrimonio combinato. Lo dice a un testimone, agli inquirenti, un minorenne, che fa parte della famiglia. Le ricerche del corpo della ragazza proseguono. I Carabinieri, la prossima settimana, utilizzeranno un elettro-magnetometro, uno strumento capace di vedere in profondità. In attesa di poter interrogare il cugino fermato in Francia, che sarà estradato nei prossimi giorni.