In Piemonte è stoccato più dell' 80% dei rifiuti nucleari italiani, il 75% dei quali si trova qui, nell'impianto Eurex di Saluggia. 200 metri cubi di scorie liquide ad alta radioattività sulla riva sinistra della Dora Baltea che 3 chilometri più a valle si getta nel Po. Ci spostiamo di 500 metri in linea d'aria, questa struttura ottagonale che assomiglia ad un enorme panettone è invece il deposito Avogadro. Conteneva il primo reattore nucleare italiano smontato poi nel 1977 e tombato in un bunker di cemento. Ora qui sono custodite le barre di uranio combustibile per le centrali. Questa mappa ci mostra come i due siti siano al centro di un triangolo delimitato da corsi d'acqua su una falda acquifera e a forte rischio di alluvione. Qui, nell'autunno del 2000 si è sfiorata la tragedia con l'acqua che è arrivata a lambire questi depositi che vedete alle mie spalle, lo stesso Carlo Rubbia, allora Presidente dell'Enea, dichiarò che a Saluggia si corse un rischio plantario. Le condizioni idrogeologiche hanno fatto sì che il sito venisse escluso dalle aree potenzialmente idonee ad ospitare il futuro deposito unico nucleare italiano. Nella notte tra il 4 e 5 gennaio scorso il Governo ha pubblicato l'atteso elenco dei siti papabili. Sono 67, scelti secondo i criteri della guida tecnica 29. Ora ci sono due mesi di tempo per i comuni, le associazioni, cittadini per presentare osservazioni su questi 67 siti. Si terrà poi un seminario nazionale per arrivare a individuare la sede del deposito unico nazionale. Perché qui, a Saluggia, si rischia ancora con il deposito in riva alla Dora Baltea? Si rischia perché potenzialmente in caso di alluvioni potrebbe ripetersi quello che è goà accaduto in passato. Quindi bisogna togliere prima possibile il materiale radiattivo dalla riva del fiume.