Ci sono anche sette donne fra le persone finite in manette all'alba, quelle donne tutt'altro che sottomesse, che vedono e sentono tutto, che conoscono oscuri segreti e che hanno saputo sostituire i loro uomini incarcerati, continuando, con forza e pugno duro, a guidare e seguire gli affari del clan di appartenenza. Si chiama Gramigna Bis l'ennesima operazione dei Carabinieri contro il Clan Casamonica Spada e Di Silvio. Gramigna, come quell'erba che cresce spontanea ovunque e con rapidissima propagazione, difficile a distruggersi e nociva alle colture. 150 Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, con l'aiuto di unità cinofile e un elicottero dell'Arma e del personale dell'Ottavo Reggimento Lazio, sono impegnati tra Roma e provincia e in varie regioni d'Italia, per eseguire 23 misure cautelari emesse dal GIP del Tribunale di Roma, sulla richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia guidata da Michele Prestipino, nei confronti di altrettanti soggetti appartenenti alle famiglie di zingari, ritenuti responsabili in concorso tra loro e con ruoli diversi di estorsione, usura, intestazione fittizia di beni, spaccio di stupefacenti ed altro. Reati, per buona parte, commessi con l'aggravante del metodo mafioso. Le indagini costituiscono la prosecuzione dell'operazione Gramigna che la scorsa estate ha già interessato 37 appartenenti al Clan Casamonica, cui i magistrati contestavano il 416 bis, ovvero l'associazione mafiosa. Anche in quell'operazione, su 37 persone arrestate, 12 erano donne. Lo raccontano, non solo i pentiti, ma i reati contestati e non è un caso che nell'ordinanza Gramigna, il primo nome a figurare è quello di Antonietta Casamonica, detta Dindella. Hanno ville, Ferrari e molta droga. Gli antichi simboli Rom e Sinti sono oramai roba dimenticata.