Imbarcazioni che arrivano senza essere intercettate, avvistate quando sono già in porto, con i migranti, a volte, già in fuga a terra. Li chiamano sbarchi spontanei, sono sempre numerosi quando il mare è calmo. Fatiscenti barche in legno vengono messe in mare dalle spiagge della Tunisia o della Libia e, a volte, assistite da una nave madre, di solito un grosso peschereccio, riescono ad arrivare sulle nostre coste. Ne sono arrivate quattro nelle ultime ore, sul lembo di terra più vicino all'Africa che all'Europa, portando a Lampedusa più di 500 persone, mentre altre 420, tra cui donne e molti bambini, sono state soccorse da Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza, su un peschereccio in precarie condizioni. Intanto a bordo della Ocean Viking, che in sei operazioni ha salvato 572 naufraghi, in attesa di un porto in cui attraccare, gli operatori umanitari di SOS Méditerranée raccolgono le storie drammatiche di chi ha deciso di rischiare la vita, affrontando il mare, lungo la rotta migratoria più pericolosa al mondo. C'è un ragazzo di 16 anni, paralizzato, salito sulla barca con la sua sedia a rotelle. Ci sono uomini con evidenti segni di tortura, donne incinte e ripetutamente violentate nelle prigioni libiche. Chi ha la pelle scura lì viene trattato come spazzatura, dicono, e anche i ragazzi sono vittime di abusi e violenze. Uno di loro ha la gamba spezzata. Racconta di aver subìto torture per mesi, fino a quando non ha trovato i soldi per lasciare la prigione e imbarcarsi. "Tra le 572 persone a bordo della Ocean Viking ci sono anche 183 minori, tra cui due minori con disabilità fisiche e mentali importanti, e il ponte di una nave non è certo il posto adatto a persone nelle loro condizioni. Ed è assolutamente necessario che venga assegnato un porto per lo sbarco di questi naufraghi il più rapidamente possibile".