All'arrivo della Ocean Viking, il barcone era sul punto di ribaltarsi. Con 369 persone ammassate, alla deriva, ci sono volute cinque ore per salvarli tutti, dall'ennesima tragedia di cui probabilmente non si sarebbe saputo nulla. Tra loro anche due disabili. Si erano imbarcati con la loro carrozzina. "Abbiamo tantissimi minori non accompagnati, bambini piccoli, donna. Quasi tutti loro hanno chiari segni di tortura e di violenza che hanno subito nelle prigioni in Libia". Ora sono in salvo, sull'unica nave umanitaria impegnata in missioni di soccorso. Altre cinque sono bloccate nei porti siciliani, dopo aver portato a terra centinaia di donne, uomini e bambini. Tra queste la Geo Barents, fermata dopo un'ispezione della Guardia Costiera. Medici Senza Frontiere ne chiede l'immediato dissequestro, per poter tornare in missione. Mentre il mare davanti alla Tunisia restituisce una ventina di corpi, considerati dispersi dopo i naufragi dei giorni scorsi, altre imbarcazioni vengono riportate indietro dai militari libici, che non esitano a usare la violenza e persino ad aprire il fuoco sui migranti che oppongono resistenza, come testimonia l'ennesimo video ripreso dagli operatori della Sea Watch, appena pochi giorni fa.