Hanno aspettato a lungo, spesso in silenzio. Le foto segnaletiche sembrano arrivare da un'altra epoca, e in realtà è così, ma i familiari delle vittime di terrorismo potranno guardare in faccia questi volti cambiati dagli anni. Lo faranno in un'aula di Tribunale, in Italia, ma per l'estradizione potrebbero volerci altri due o tre anni, ampliando così, ulteriormente, la polemica sui tempi. "Dopo decenni di latitanza, di soggiorno dorato all'estero, queste persone che ne hanno cambiate di tutti i colori, potranno essere estradate in Italia, questo è l'auspicio, e pagare il loro debito con la giustizia. Noi non vogliamo vendetta, non siamo forcaioli, desideriamo semplicemente che venga fatta giustizia, quel poco che sarà, perchè tanto anche questi quando saranno arrestati certamente non sarà fine pena mai, ma tutt'altro, probabilmente usciranno anche dopo breve, ma una parte del loro debito è stato pagato". Non vendetta, ripetono i figli di padri uccisi, ma giustizia. "Io, francamente, non capisco come si possa parlare di vendetta quando semplicemente si sono eseguiti degli arresti, tra l'altro selezionando dei nomi e andando a scegliere persone condannate in via definitiva per delitti di sangue gravissimi. Per cui sarà anche interessante andare a capire chi è rimasto fuori e perché. È stata un'esecuzione assolutamente legittima". Tra i sette arrestati in Francia su richiesta dell'Italia ci sono i nomi che hanno segnato la stagione del terrorismo e delle stragi tra Milano e Bergamo. Gli arresti in extremis, per impedirne la prescrizione.