Il capo Ultrà dell'Inter Andrea Beretta accusato di omicidio aggravato e detenzione illegale di armi da fuoco resta in carcere. Il gip ritiene che possa influenzare eventuali testimoni, trovare occasioni per commettere delitti violenti, alimentare la faida che ha dato origine all'accoltellamento di Antonio Bellocco, anche lui volto noto della curva nord. Per il giudice, il quadro indiziario è solido. I fatti sono di gravità estrema. Beretta 49 anni avrebbe accoltellato a morte Bellocco 36 anni amico e rivale, pregiudicato per ndrangheta, la mattina del 4 settembre nel corso di una lite. Il capo Ultrà davanti al giudice si è avvalso della facoltà di non rispondere ma secondo le dichiarazioni spontanee rilasciate agli inquirenti avrebbe raccontato che tutto sarebbe accaduto all'interno della Smart della vittima e da una minaccia sarebbe scaturita una colluttazione e partito anche il colpo di pistola che ha ferito Beretta. Non mi sono sparato da solo avrebbe detto agli investigatori. Per scongiurare il sospetto di aver messo in scena una legittima difesa. Al momento dell'arresto, l'ultrà aveva con sé la carta d'identità falsa con cui girava in città nonostante il divieto di soggiorno legato alla sorveglianza speciale. Nel suo primo interrogatorio ha spiegato che i contrasti con Bellocco erano nati sulla spartizione dei guadagni della curva legati a biglietti e merchandising. Ma il sospetto è che si tratti di attività di copertura di altri business illeciti dal traffico di droga fino ai parcheggi dello stadio e a tutto l'indotto di San Siro.