Omicidio Bozzoli, ricercato nipote condannato all'ergastolo

Sarebbe chiusa da almeno 10 giorni la casa dove Giacomo Bozzoli abita con la moglie e un figlio a Soiano del Lago, nel bresciano. Di lui e dei familiari al momento nessuna traccia. Il 39enne per il quale la Cassazione ha confermato nelle scorse ore la condanna definitiva all'ergastolo per l'omicidio e la distruzione del cadavere dello zio, Mario Bozzoli, avvenuto l'8 ottobre del 2015, risulta irreperibile. Le ricerche delle forze dell'ordine sono serrate da alcune ore e l'ordine di esecuzione della pena sarebbe già stato inserito in tutte le banche dati italiane ed europee. Tecnicamente però l'imprenditore 39enne non può ancora essere considerato latitante, condizione che, qualora risultasse ancora irreperibile, potrebbe portare a un provvedimento che dovrà essere motivato e contenere "gli elementi che dimostrano l'effettiva conoscenza della misura e la volontà di sottrarvisi". Giacomo Bozzoli è sempre rimasto a piede libero, senza limitazioni di libertà o divieto di espatrio sin dalla condanna all'ergastolo in primo grado, arrivata nel 2021 al termine di un processo indiziario molto combattuto. La conferma in appello nel 2023. Secondo l'accusa l'omicidio sarebbe maturato per dissidi tra zio e nipote nella gestione dell'azienda di famiglia, una fonderia della Val Trompia. Bozzoli, che si è sempre dichiarato innocente, stando alla ricostruzione della Procura di Brescia, dopo aver ucciso lo zio lo avrebbe bruciato nel forno della fonderia. Tra gli indizi a suo carico una fumata anomala dello stesso forno quando il corpo di Mario sarebbe stato carbonizzato. I difensori di Bozzoli hanno invece sempre parlato di illazioni, sottolineando come nel forno, smontato e ispezionato, non sia mai stato trovato DNA riconducibile allo zio dell'imputato. Pochi giorni dopo la scomparsa della vittima, un altro operaio della stessa ditta scomparve. Venne ritrovato poco dopo nei boschi della Valcamonica con un'esca di cianuro nello stomaco. Per la Procura l'uomo si tolse la vita per non aver retto al rimorso del delitto a cui avrebbe contribuito.