Due arresti convalidati. Due confessioni e il racconto di un piano preciso e dettagliato. Definito un atto spaventoso ma necessario da una madre che ha ucciso il figlio, che lo ha narcotizzato e lo ha soffocato, fatto a pezzi, gettato in un bidone e ricoperto di calce acquistato online alcuni giorni prima. Lorena Venier descrive tutte le fasi dell'omicidio del figlio Alessandro, 35 anni e una serie di piccoli reati alle spalle, che non ha però commesso da sola. Insieme a lei nella mattanza, nella casa di Gemona, era presente la compagna dell'uomo e madre della loro figlia di sei mesi, Maylin. Depressa dopo il parto, spaventata dalle violenze che ha raccontato di avere subito dall'uomo, ma soprattutto terrorizzata alla prospettiva di tornare con Alessandro in Colombia, così come deciso dall'uomo. Sarebbero stati questi i moventi che avrebbero spinto le due donne a decidere di ucciderlo prima della partenza. Sarebbe stato questo, secondo il racconto della suocera e madre della vittima, quello che Maylin definisce l'unico modo per fermarlo. Per questa ragione alla trentenne colombiana, che ora è detenuta in una struttura protetta per le madri con figli piccoli, viene contestato anche il reato di istigazione all'omicidio, a differenza della premeditazione e delle altre aggravanti legate al vincolo di parentela, alla presenza di un minore, all'occultamento e vilipendio di cadavere, contestate ad entrambe. .























