Un confronto serrato quello andato in scena nell'aula bunker di Rebibbia tra Valerio Del Grosso e Marcello De Propris. È ripreso dopo una lunga pausa il processo per la morte di Luca Sacchi, 24 anni, ucciso con un colpo di pistola alla testa la sera del 23 ottobre 2019 a Roma. Del Grosso, accusato di aver materialmente fatto fuoco, e De Propris, imputato in concorso per l'omicidio e la rapina, impegnati a difendere ciascuno la propria versione dei fatti. "Il nostro assistito fin dalla fase delle indagini, ma soprattutto con una dichiarazione spontanea nella prima udienza istruttoria dei dibattimento si è assunto le proprie responsabilità. Le ha ribadite e approfondite, ha escluso di aver voluto sparare nell'occasione dei tragici fatti che si sono verificati, men che meno di aver premeditato. Oggi c'è stato il confronto tra gli imputati, Del Grosso ha ribadito le sue dichiarazioni in maniera del tutto lineare". De Propris ribadisce di aver consegnato la pistola solo perché l'altro provasse a venderla, di averla data senza proiettili e di non aver mai saputo della rapina, dell'intenzione di rubare i 70.000 euro, prezzo concordato per l'acquisto di 15 chili di marijuana a Giovanni Princi e Anastasia Kylemnyk, amico e fidanzata della vittima. "Marcello De Propris è uno spacciatore di professione e questo genere di cose non si fanno in strada. È una rapina da infame, cioè da persona non degna di rispetto nella loro ottica, per carità, delinquenziale. Quindi mai e poi mai avrebbe dato un'arma per fare una rapina a un cliente". Come sempre in aula il padre di Luca Sacchi. Ad ascoltare le accuse incrociate anche Anastasia, parte lesa nel processo ma anche indagata per la compravendita di droga, e Paolo Pirino, complice di Del Grosso, che quella sera aggredì la ragazza con una bastonata per rubarle i soldi. Una storia drammatica e complessa, con tanti protagonisti e ruoli non del tutto chiariti, ancora difficile da definire e da raccontare.























