La crudeltà è stata tale e tanta da provocare una sofferenza, se possibile, ancora maggiore. Pamela Genini è stata uccisa con oltre 30 coltellate, almeno tre letali nella zona del torace. I primi risultati dell'autopsia effettuata nelle scorse ore a Milano parlano dunque di un numero difendenti addirittura superiore a quello emerso durante le prime indagini medico-legali. Di un'urgenza quasi di infierire, praticamente sotto gli occhi dei poliziotti che stavano buttando giù la porta per tentare di salvare la ragazza dalla furia omicida di Gianluca Soncin. Lei che alle 21:52 del 14 ottobre, poco prima di essere uccisa, ha inviato un ultimo disperato WhatsApp all'ex fidanzato che era al telefono con lei quando il killer ha fatto irruzione in casa usando la copia delle chiavi fatta di nascosto. "Teso che faccio? Ho paura", aveva scritto Pamela e l'amico, subito: "Sta arrivando la polizia, l'ho chiamata e sto arrivando pure io. Apri che sono giù". Tutto inutile. E, secondo gli investigatori, la giovane donna ha avuto il tempo di capire che stava per morire. A Soncin, rimasto in silenzio davanti al GIP, sono state contestate tutte le aggravanti: oltre alla premeditazione e allo stalking, i futili motivi e la crudeltà. Con un filo di voce la mamma di Pamela chiede giustizia per sua figlia uccisa da quello che definisce un mostro. Un uomo, Soncin, che già in passato aveva mostrato un'indole complessa e dai tratti aggressivi, che secondo il racconto dell'ex fidanzato, avrebbe assassinato Pamela dopo un anno di minacce e violenze senza che lei, terrorizzata, avesse mai trovato il coraggio di denunciarlo. Cosa che invece avrebbe fatto l'ex moglie per maltrattamenti subiti in famiglia. .























