Un gesto, un'azione, o dettata da un vero pentimento o da una forma di opportunismo. Di fatto è iniziato il processo d'appello al tribunale di Ancona a causa in Innocent Oseghale, il 32enne nigeriano condannato in primo grado all'ergastolo per l'assassinio di Pamela Mastropietro avvenuto il 30 gennaio 2018. L'imputato, che è stato trasferito dal carcere di Forlì, da quanto si è appreso prima dell'avvio dell'udienza, avrebbe scritto in inglese una lettera datata 11 settembre indirizzata ai giudici. “Grazie ancora una volta per questa seconda opportunità di difendermi” è l'incipit, e ai familiari di Pamela ai quali ribadisce di non averla uccisa: “Lei è morta a casa mia dopo aver perso l'eroina”. Una posizione sostenuta durante il processo di primo grado e che secondo i suoi difensori potrebbe essere valutata in appello attraverso la ripetizione di alcuni esami. Nella lettera il nigeriano conferma anche di essere stato lui a tagliare il corpo della ragazza e a portarlo fuori dalla mansarda di via Spalato, dove Pamela sarebbe stata, d'accordo con l'accusa, prima violentata e poi uccisa. Proseguirà il 14 ottobre ad Ancona, sempre al quinto piano del Palazzo di giustizia e non in Corte d'appello, il processo in Corte d'assise per l'omicidio di Pamela Mastropietro. Quel giorno, hanno annunciato i legali di difesa, l'imputato Innocent Oseghale renderà dichiarazioni spontanee.