Era parte integrante di un giro di ricettazione, Patrizio Piatti, ed è stato ucciso su mandato dei suoi stessi soci, con un colpo di pistola, il 9 giugno del 2015. In oltre un anno di indagini coordinate dalla Procura di Asti, i carabinieri del ROS di Torino, insieme a quelli del comando di Bra, hanno ricostruito una storia di avidità, maturata in un contesto criminale e poi sfociata in omicidio. Patrizio Piatti, gioielliere sessantaquattrenne ormai in pensione, insospettabile per tutti in paese e persona perbene, era da sempre in un importante giro di ricettazione e riciclaggio di gioielli e orologi preziosi. Faceva affari con i coniugi Giancarlo Erbino e Anna Testa, lui arrestato, lei solo indagata, entrambi già noti ai militari dell’Arma per ricettazione. Stando alle indagini, erano loro i principali fornitori della vittima, nonché suoi debitori per una consistente somma di denaro. Stando a quanto ricostruito, proveniva da loro buona parte di quanto sequestrato al Piatti in fase di indagine: in tutto 300.000 euro in contanti e oltre un milione in preziosi. Movente esclusivamente economico, quindi, come sintetizzato dal Gip nell’ordinanza a carico di tutti e cinque i personaggi destinatari della misura, come mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio. La coppia, stando all’ipotesi d’accusa, avrebbe pianificato la rapina per ripianare il debito, e l’omicidio è scattato dopo il rifiuto dell’orafo di consegnare il tesoretto accumulato. A fingersi rapinatori e a uccidere il gioielliere, sarebbero stati quattro pregiudicati italiani, assoldati dalla coppia per inscenare la rapina in villa. Uno di loro, colpito da misura, risulta essere ancora ricercato.