I quattro agenti dei Servizi Egiziani, ora imputati, per il delitto Giulio Regeni, si sono sottratti volontariamente al processo. Lo ha stabilito il Giudice per l'Udienza Preliminare, Pierluigi Balestrieri, secondo il quale, la copertura mediatica, capillare e straordinaria ha fatto assurgere la notizia della pendenza del processo, ha "Fatto Notorio". Non ha dubbi il Magistrato, che così, da il via libera, ad un processo a lungo atteso, ma ostacolato in ogni modo possibile dalle Autorità Egiziane. Non ultimo, rendendo irreperibile, il Generale Sabir Tariq, i Colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e il Maggiore Magdi Ibrahim Abdel-Al Sharif: le quattro persone ritenute responsabili del rapimento e poi della morte di Giulio Regeni. Il PM Sergio Colaiocco, ha spiegato che gli imputati hanno certamente avuto notizie del Procedimento Penale Italiano, essendo stati tutti e più volte, ascoltati dalla Magistratura Egiziana su richiesta delle Autorità Italiane. "Questo è il primo caso, a livello internazionale, probabilmente mondiale, di una prosecuzione di carattere criminale, nei confronti, diciamo, dei rappresentanti del Regime Egiziano". In aula, a Palazzo di Giustizia a Roma, c'erano Claudio e Paola, i genitori del ricercatore scomparso il 25 gennaio 2016 e ritrovato morto lungo la strada nella periferia de Il Cairo, il 3 febbraio successivo. "Iniziamo a sperare, fondatamente, che almeno il diritto alla verità, non sarà tra i diritti inviolabili, che sono stati lesi su Giulio". Fuori dal Palazzo di Giustizia, diverse persone, a sostegno della famiglia, per chiedere verità per Giulio. Quella verità, che l'Egitto, sta cercando in ogni modo di boicottare e che secondo alcuni, l'Italia sta cercando con troppa timidezza. "Non c'è stata un'iniziativa dell'Italia, capace di premere sul Regime di Al-Sisi, per indurlo a una cooperazione giudiziaria".