Ha scontato cinque anni e mezzo di carcere Remi Nikolic. Il giovane rom dai tanti nomi e nessuna Patria, origini serbe, nascita in Francia, la sera del 23 gennaio 2012, quando non aveva nemmeno 18 anni, a Milano travolse e uccise, alla guida di un SUV, l’agente della polizia locale Niccolò Savarino, impegnato in pattuglia in un normale servizio di controllo in un parcheggio di periferia. Il giovane era stato trovato e arrestato in Ungheria tre giorni dopo e poi condannato in via definitiva a nove anni e otto mesi per omicidio volontario. Pena abbassata rispetto ai quindici anni inflitti in primo grado. Ora Nikolic ottiene l’affidamento in prova ai servizi sociali. Nell’accettare la richiesta avanzata dal suo difensore, i giudici del Tribunale per i minorenni del capoluogo lombardo scrivono che questa misura può rivelarsi utile per favorire il processo di integrazione sociale e impedire che il ragazzo, diventato intanto un uomo, commetta altri reati. I giudici segnalano anche le attività che Nikolic, che oggi ha 23 anni, ha svolto dentro il carcere minorile Beccaria, mostrando la volontà di distanziarsi dal contesto familiare che in passato, invece, aveva fatto proprio, quel contesto che durante il processo aveva indotto i magistrati a riconoscere sostanziali attenuanti generiche per il giovane, nato in carcere da una madre detenuta, cresciuto senza punti di riferimenti e senza essere mai andato a scuola. Nikolic ha imparato a leggere in carcere.