Sono nette, fortissime, inequivocabili le parole sdegnate pronunciate da Papa Francesco in riferimento alle accuse lanciate contro Karol Wojtyla da Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, in un'intervista rilasciata dopo essere uscito dal lungo colloquio avuto con il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, incaricato di fare piena luce sul caso. Mi dicono, aveva detto il fratello di Emanuela, parlando di pedofilia nelle alte sfere vaticane, che Giovanni Paolo II la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case. Parole alle quali Papa Francesco reagisce così: "Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate". E ancor prima dell'intervento di Papa Francesco le parole di Pietro Orlandi avevano suscitato uno sconto tra il Vaticano e Laura Sgrò, avvocato di Pietro. Richiesta dal promotore di giustizia vaticano di indicare le fonti delle pesantissime parole usate dal fratello di Emanuela, che insinuano che Wojtyla fosse un pedofilo, l'avvocato Sgrò si era rifiutata adducendo il segreto professionale e attaccando con virulenza i media vaticani che avevano scritto che lei non faceva i nomi. Il prefetto del dicastero della comunicazione vaticana Paolo Ruffini ha ribadito, dopo aver sentito il promotore di giustizia vaticano, che i titoli e i testi usati sono assolutamente corretti e rispondono esattamente al vero. Né Pietro, né il suo avvocato hanno voluto fornire nomi o elementi utili sulla credibilità delle fonti delle accuse esplicite a Wojtyla. E il promotore di giustizia Diddi, a sua volta, ha detto di non capire questo atteggiamento, che rischia di essere un pesante stop alla ricerca della verità. Ma questo non è il solo tema affrontato da Francesco al termine della preghiera domenicale, Bergoglio ha parlato anche degli scontri in Sudan, dell'Ucraina e delle guerre: "Le guerre continuano e continuano a seminare morte in forme raccapriccianti". Forse il Papa si riferiva alle terribili immagini delle decapitazioni di soldati ucraini diffuse sui social dai russi per tentare di terrorizzare e deprimere il nemico.