Si avvicinano a letto, guardano il paziente, si fanno accarezzare, ci giocano. Siamo nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Rivoli, nel torinese, e questo è il primo ed unico progetto in Italia di Pet Therapy in una terapia intensiva, 40 incontri di 45 minuti ciascuno una volta a settimana. I cani, Noah e Cecilia, due esperti Golden Retriever di dieci e quattro anni accompagnati dai loro trainer si interfacceranno con chi è ricoverato qui e sta vivendo un momento di estrema difficoltà. "Sicuramente i cani possono stimolare la sensibilità di chi è presente qui in rianimazione, stimolando anche i cinque sensi, quindi lavorando sulle sensibilità dei pazienti, quelli svegli e quelli non svegli, dei parenti, dei familiari ma anche degli operatori che lavorano in un setting di cure un po' particolare". Ad occuparsi della cura e della addestramento dei cani, che vengono sottoposti a periodici e accurati controlli, veterinari per garantire la sicurezza in un reparto così delicato come la terapia intensiva, è il personale specializzato dell'associazione Aslan che da dieci anni si occupa di Pet Therapy. "Si sintonizzano sul paziente, analizzano l'ambiente, leggono molto bene la comunicazione non verbale nostra. Riescono a aiutarci perché capiscono prima di noi alcune cose. Hanno un olfatto molto potente, una sensibilità molto potente". "Questa cosa fa bene alle persone malate, fa bene agli animali stessi e fa bene anche, io credo, a tutto l'ambiente, perché comunque è un ambiente in cui l'efficacia della cura vuol dire intervenire sulle persone e dare quel diritto alla salute che noi dobbiamo garantire".