2 mila 650 euro pagati per la luce nell'agosto 2021 diventati 18 mila un anno dopo. 8 volte di più. "Questi sono i costi che attualmente, noi, dovremmo affrontare per produrre". La RIMAT che produce componentistica meccanica destinata alla costruzione di macchinari industriali e lavora con impianti che consumano una notevole quantità di energia, due anni fa ha investito sul fotovoltaico. "I nostri intendimenti erano quelli di avere un forte abbattimento dei costi energetici per guadagnare in competitività, creare un po' di marginalità in più. Di fatto, i rincari energetici hanno trasformato il nostro investimento in un risparmio". Il dislivello tra i costi dell'energia acquistata e la retribuzione per la quota immessa ha ridotto al minimo il risparmio legato all'autoproduzione. "Sebbene l'impianto fotovoltaico faccia il suo mestiere, non riusciamo ad avere un risparmio energetico perché i coti sono esorbitanti". E allora, si spengono le macchine di notte, si riducono i turni di lavoro e si aspettano gli aiuti annunciati. "Ci sarà probabilmente la possibilità di attingere a dei crediti d'imposta per le aziende energivore, ma la mia esigenza attuale è capire che prezzi devo applicare ai miei clienti fronteggiando questi rincari, senza correre il rischio di essere tagliato fuori dal mercato". Sopravvivere per imprese e famiglie è sempre più difficile in un tessuto sociale già fragile come quello siciliano con la disoccupazione tra le più alte in Europa. "Dalla società siciliana un grido di dolore. Il rischio è quello di una bomba sociale". E per la prima volta, le associazioni datoriali e sindacali si sono unite in una mobilitazione che culminerà il 7 novembre.























