Non solo le silenziose deposizioni di corone di fiori alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni. "C'è una parte di Paese che non si rassegna alle mancanze di verità." A Palermo è un altro modo di commemorare quello che coinvolge cittadini e studenti, sindacati e associazioni e che divide i familiari delle vittime. Se la sorella di Giovanni Falcone, Maria, chiede silenzio e riflessione, la figlia di Paolo Borsellino, Fiammetta, chiede verità, l'unico modo per onorare gli uomini morti per servire lo Stato. Una verità calpestata, dice a margine del suo intervento al Museo del presente, ricordando il più grave depistaggio della storia del Paese. Risposte da sempre le chiede anche Salvatore Borsellino, il fratello di Paolo, virtualmente presente al corteo che attraversa le strade del centro e che vede tra i promotori Nino Morana Agostino, nipote del poliziotto Nino Agostino, ucciso con la moglie incinta in circostanze mai chiarite nel '89. "E noi qua manifestiamo per l'appunto anche per chiedere a gran voce queste verità, per tutte le vittime di mafia che ancora non ce l'hanno. Perché ad oggi, come diceva pure Don Ciotti il 21 marzo, più dell'80% dei familiari ancora non ha verità e giustizia." Ricordare non basta. Senza denunciare, dicono i manifestanti, quei depistaggi e quelle connivenze che anche all'interno dei palazzi istituzionali hanno impedito di arrivare finora alla verità completa sulle stragi. "Sicuramente un corteo contro la mafia e contro quelli che sono i rapporti che questa stabilmente intrattiene con il potere. La verità va chiesta a gran voce. Dobbiamo fare rumore perché il silenzio è mafia, e noi non ci stiamo. Non cali il silenzio dopo 33 anni. Serve continuare a parlarne. Borsellino diceva: Però parlatene. Ecco." .