La domanda dopo l'ennesimo femminicidio annunciato è sempre la stessa. Cosa si poteva fare per evitarlo, cosa non ha funzionato nell'iter giuridico che tutela le donne vittime di violenze di genere? Il calvario di Pamela Genini uccisa a Milano il 14/10 con 30 coltellate dal suo ex compagno, è lungo più di un anno. Ma c'è una data su cui ora si sta concentrando l'attenzione dei magistrati di Milano. Il litigio del 03/09/2024 avvenuto a Cervia nel ravennate a casa di Gianluca Soncin, l'omicida. La procura vuole raccogliere tutta la documentazione che riguarda quella lite dopo la quale la ragazza scappò da un'amica e andò all'ospedale di Seriate il giorno dopo, perché lui le aveva rotto un dito. E stando al referto dell'ospedale sembra che Pamela confessasse in quell'occasione ai sanitari le sue paure e le violenze. Da qui l'attivazione dei carabinieri che stilano un rapporto poi trasmesso ai colleghi di Cervia che automaticamente arriva sul tavolo della procura. Quello che manca è la denuncia di Pamela. Per legge purtroppo le lesioni sono perseguibili solo a querela e diventano perseguibili d'ufficio solo se la prognosi supera i 40 giorni. Il referto di Pamela parla di 20 giorni. Ora i PM puntano a ricostruire tutte le violenze di Soncin, dal tentativo di accoltellamento fino all'aggressione in un albergo dell'isola d'Elba durante una vacanza. Resta l'amarezza per il fatto che nessuna denuncia comparisse nei sistemi delle forze dell'ordine, anche quando la polizia intervenne in via Iglesias il 09/05, chiamata dalla stessa Pamela. Domenica intanto il quartiere Gorla dove viveva la ragazza, si riunisce in una fiaccolata in sua memoria, denunciando l'ennesimo femminicidio. .























