Papa: "Economia di pace e non di guerra. Lavoro è la sfida"

Assisi la città del santo che sulla povertà ha gettato uno sguardo nuovo. Assisi dove per tre giorni oltre 1.000 giovani economisti, imprenditori, studiosi e docenti, venuti da 120 paesi del mondo, hanno lavorato a gruppi per ipotizzare un nuovo modo di gestire l'economia mondiale. Poi il Papa arriva qui al Teatro Lyrick per incontrare i giovani, parlare con loro, ascoltare le loro testimonianze e firmare con loro un patto per l'economia, l'Economia di Francesco. "Oggi incontrare il Papa è un'emozione che non si può spiegare con parole ovviamente ma aldilà di quello significa anche quanto ci tiene lui ai giovani e a lavorare con noi verso un'economia più umana", "È un segno di speranza perché questi giovani capiscono che l'economia è al servizio della comunità umana e al servizio della casa comune e che l'economia che regge tutto e che decide tutto e che priorizza tutto è un grande sbaglio e soffriamo tanto di questo". Sull'economia servono scelte concrete. Non basta un maquillage ma occorre un cambiamento rapido e deciso, dice Francesco. L'inquinamento che uccide non è solo quello dell'anidride carbonica perché anche la disuguaglianza economica inquina mortalmente il nostro pianeta. E la sfida del nostro tempo è sul lavoro: serve un lavoro degno e ben remunerato. E basta con le donne incinte cacciate dal lavoro. Occorre creare un'economia di pace e non di guerra. "State vivendo la vostra giovinezza in un'epoca non facile. La crisi ambientale, poi la pandemia e ora la guerra in Ucraina e le altre guerre che continuano da anni in diversi paesi stanno segnando la nostra vita. La nostra generazione vi ha lasciato in eredità molte ricchezze ma non abbiamo saputo custodire il pianeta e non stiamo custodendo la pace".