Papa: governanti vedono migranti come minaccia, porti aperti
Un bambino scorrazza libero, anche se con equilibrio un po'instabile, sui gradini dell'Aula Paolo VI durante l'udienza generale del mercoledì. "Lasciate che i bambini vengano a me" dice Gesù nel Vangelo e, forse, memori di questo, nessuno dei gendarmi vaticani interviene. E lo sguardo di Papa Francesco è decisamente divertito, anche quando il piccolo sembra un capoclaque che incita i 7000 fedeli presenti all'applauso e nella catechesi. Bergoglio nella settimana di preghiera dedicata all'unità dei cristiani parla dei rapporti tra le varie confessioni cristiane, in passato caratterizzate da guerre e atrocità. Cita lo sbarco di San Paolo a Malta dopo un naufragio e l'accoglienza di rara umanità che gli abitanti dell'isola diedero a quegli stranieri arrivati a sorpresa sulle loro coste. "Il rapporto tra i cristiani deve essere improntato a gentilezza" - dice - "L'ospitalità è una importante virtù ecumenica", ma l'esempio permette a Bergoglio di parlare di uno dei drammi di oggi, che è anche uno dei problemi politici più scottanti: la vicenda dei migranti. Sono sfruttati da trafficanti criminali oggi, sono trattati come numeri e come una minaccia da alcuni governanti oggi. A volte l'inospitalità li rigetta come un'onda verso la povertà o i pericoli da cui sono fuggiti. E mentre l'ex ministro Matteo Salvini è implicato nella vicenda della nave Gregoretti, Francesco accusa chi decide di chiudere i porti e paragona San Paolo e compagni agli odierni migranti. Come Paolo e i suoi compagni sperimentano l'indifferenza, l'ostilità del deserto, dei fiumi, dei mari, tante volte non li lasciano sbarcare nei porti.