La corruzione è una bestemmia, è la peggiore piaga sociale, è un cancro che sta logorando le nostre vite. Sono forti, sdegnate e incisive le parole di condanna che Papa Francesco usa nell’introduzione al libro “Corrosione” del cardinale Peter Turkson: un volume dedicato a combattere la corruzione sia nella Chiesa che nella società perché la corruzione, se è fenomeno drammaticamente diffuso nelle società occidentali, nei Paesi meno sviluppati è talmente devastante da essere una delle prime fonti di povertà e sottosviluppo. E ben lo sa il cardinale Turkson, che viene dal Ghana e che Francesco ha voluto a capo del nuovo dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. La parola “corrotto” nasce da “cuore rotto”, spiega Francesco, un processo di decomposizione che emana cattivo odore. È una condotta antisociale che spezza i pilastri sui quali è fondata la nostra società. Sia il Papa che il cardinal Turkson allargano l’orizzonte della corruzione non limitandola all’infrangere delle leggi ma cercandone l’origine nell’interiorità dell’uomo perché ognuno può accedere alla corruzione assumendo atteggiamenti di superiorità, di sazietà e di indifferenza ai bisogni degli altri. Per la Chiesa, dice Francesco, questo si traduce nella mondanità spirituale, nella tiepidezza, nell’ipocrisia, parole che ricordano quelle del grande teologo Henri de Lubac che definiva tutto questo più disastroso della lebbra infame. La corruzione, accusa Bergoglio, è all’origine dello sfruttamento del traffico di persone, di armi e di droga, dell’ingiustizia sociale e della mortificazione del merito, dell’assenza di servizi e dell’incuria nelle nostre città. Credenti e non credenti, conclude il Papa, devono unirsi e lavorare tutti insieme per combattere questo processo di decomposizione che dà linfa alla cultura di morte che ci circonda e toglie speranza.