Roma è ancora immersa nel buio della notte e dorme nel giorno di festa. La temperatura è di 4 gradi, il cielo è tinto di scuro, quando alle 6 e un quarto di mattina, Francesco arriva in Piazza Mignanelli, accanto a Piazza di Spagna. 8 dicembre, Festa dell'Immacolata, il giorno in cui, tradizionalmente, i Papi vanno nel pomeriggio a rendere omaggio alla Statua della Vergine, in ricordo del dogma proclamato da Pio XII, l'8 dicembre del 1854: "Maria concepita senza peccato originale". Ma quest'anno c'è ancora la pandemia e allora, come l'anno precedente, il Papa vuole evitare assembramenti e fa un omaggio solitario alla Vergine e le chiede, nella preghiera silenziosa, il miracolo della cura per i tanti malati, la guarigione per i popoli che soffrono per la guerra e crisi climatica e la conversione che scioglie il cuore di pietra, di chi innalza muri per allontanare da sé, il dolore degli altri. Poi, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, un ulteriore omaggio alla Madonna, qui venerata come "Salus Populi Romani". Poi, dopo l'omaggio mattutino alla Madonna di Piazza di Spagna, Francesco è tornato in Vaticano, per recitare l'Angelus con i fedeli a mezzogiorno. E parla dello sguardo, quello di fiducia che ebbe la Madonna verso l'annuncio dell'Angelo, quello che dobbiamo avere noi verso Dio e il prossimo. E con questo sguardo diverso sulla realtà, guardiamo negli occhi anche I migranti. "Davanti ai volti di chi emigra, non possiamo tacere, non possiamo girarci dall'altra parte. A Cipro, come a Lesbo, ho potuto guardare negli occhi questa sofferenza. Per favore guardiamo negli occhi gli scartati che incontriamo. Lasciamoci provocare dai visi dei bambini, figli di migranti disperati. Lasciamoci scavare dentro dalla loro sofferenza, per reagire alla nostra indifferenza.".